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Incontro di lunedì 6 febbraio 2023

Megafono Biblioteca

 

                      Per questo ho vissuto

      Sopravvissuta ad Auschwitz

             Pagine scelte

 

 

 

In occasione della Giornata della Memoria 2023, nell’Auditorium della scuola, si è tenuta una lectio magistralis per avvicinare gli studenti alla shoah, sensibilizzarli al valore etico della memoria e per contribuire a costruire una coscienza consapevole in loro, cittadini del domani.

Al centro dell’incontro sono stati il significato del giorno della memoria, la ricostruzione storica di quegli anni e in particolare le testimonianze di Sami Modiano e Liliana Segre.

La lettura dei due testi, Per questo ho vissuto e Sopravvissuta ad Auschwitz ha coinvolto emotivamente i ragazzi, li ha fatti entrare in sintonia con i sopravvissuti, li ha fatti riflettere sul loro ruolo lacerato dai sensi di colpa e dal pesante fardello del dovere della testimonianza.

L’attenzione, il rispetto, l'interesse e il religioso silenzio con cui i ragazzi hanno partecipato, dà senso alla testimonianza e al racconto di chi ha vissuto il Lager.

Raccontare […] è un obbligo morale e civile, un bisogno primario, liberatorio, una promozione sociale: chi ha vissuto il Lager si sente testimone per diritto e per dovere, frustrato se la sua testimonianza non è recepita, remunerato se lo è” (P.Levi, Prefazione a La vita offesa, a cura di A.Bravo e D.Jalla, 1986).

Hanno accompagnato le parole, rendendole ancor più significative, immagini e musica, come la toccante "Ninna nanna" ebraica cantata dalle mamme costrette a portare i propri figli nelle camere a gas e l'intensa "Auschwitz" di F. Guccini che la gran parte dei giovani partecipanti non conosceva.

La tradizione ebraica impone l’obbligo del ricordo, zachor, Ricorda! Ed è per questi ragazzi disposti ad ascoltare che i sopravvissuti hanno testimoniato e, pertanto, sono vissuti.

F. Grieco

 

In allegato alcune foto relative all'incontro.

 

BIBLIOGRAFIA  ESSENZIALE

Sopravvissuta ad Auschwitz, Emanuela Zuccalà, 2013

Per questo ho vissuto, Sami Modiano, Bur, 2016

Ninna Nanna Ebraica.Wmv - YouTube

Auschwitz, F. Guccini

Incontro di martedì 13 e giovedì 15 dicembre 2022

Megafono Biblioteca

 

                          Il senso del donoBuon Natale Libri

               Testi scelti

 

 

 

Sono arrivate le feste natalizie col consueto carico dei loro riti.

Se non ci si fa prendere totalmente dalla loro frenesia, è anche possibile che ci si soffermi un po’ a riflettere. È troppo per il periodo? E allora diciamo almeno a prendere in considerazione quello che ci circonda. Per esempio, perché ci facciamo regali? E perché qualcuno preferisce la parola “dono”? E cosa significa che un “pacchetto” passa “da me a te” e viceversa? E che valore ha questo gesto nella nostra società fondata sul mercato e sulle sue leggi? Ma è stato sempre così?

Tutti questi interrogativi sono stati al centro dei due “Pomeriggi in biblioteca” di martedì 13 e giovedì 15, durante i quali, ad alta voce, come al solito, sono stati letti brani di autori e generi vari sul tema del dono.

L’incipit l’ha dato la lettura della legge 110/2015 che istituendo il “Giorno del dono” ha sottolineato come esso sia espressione di valori costituzionali primari come la libertà e la solidarietà declinati in impegno civile e partecipazione.

Per esplorare i significati meno evidenti e più profondi del “donare” non si poteva che proseguire in altro modo se non con “l’indagine etimologica” che ha rivelato che “dono” e “regalo” non sono la stessa cosa: i partecipanti si sono detti abbastanza colpiti da questa scoperta che li ha messi di fronte ai concetti di qualità e quantità. Il regalo, a volte, è vissuto senza emozioni, ma come un dovere finalmente assolto. Il regalo è quantitativo. Donare, invece, che ha origine da “dare”, significa offrire qualcosa per dichiarare affetto incondizionatamente, senza sentire il peso del dovere e senza esigere nulla dall’altro. Il dono è qualitativo.

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ANNO SCOLASTICO  2022-23

   LIBRIAMOCI  2022  AL LICEO  "A. EINSTEIN"

 

Tra quelli che gli esseri umani hanno ricevuto, non c’è dono più bello della parola. Bellissimo perché ciAttestato Libriamoci22 Liceo permette di seguire “virtute” e “canoscenza” e differenziarci dai “bruti”. Ma è un dono da non dare per scontato, se non se ne ha cura perde la sua forza. Che fare, allora? Credere nella parola (per dirla con Flaiano) e leggere. Chi legge è armato di idee, è al sicuro e sa come prendersi cura di sé anche nelle difficoltà.

“Se leggi sei forte!” è stato il tema istituzionale delle Giornate di lettura nelle scuole (14-19 novembre 2022), la campagna nazionale, da poco conclusasi, promossa dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione attraverso il Centro per il libro e la lettura. Le scuole italiane che hanno aderito a questa nona edizione di Libriamoci hanno realizzato 13665 attività (quelle pugliesi sono state 1368) coinvolgendo un alto numero di studenti, che hanno apprezzato e seguito - stando ai rilevamenti - i filoni tematici proposti: La forza delle parole, I libri, quelli forti… e Forti con le rime. “La peculiarità di Libriamoci - commentano gli organizzatori - consiste nella grande varietà di partecipanti e soggetti coinvolti, i quali, ciascuno con le proprie competenze, riescono a proporre un’offerta culturale sempre nuova e adatta alle più diverse tipologie di lettori, soprattutto giovani e giovanissimi”.

L’obiettivo del progetto è da sempre quello di diffondere e accrescere l’amore per i libri e l’abitudine alla lettura, attraverso momenti di ascolto e partecipazione. Il sito libriamoci.cepell.it resta attivo come punto di riferimento per la condivisione di esperienze, bibliografie o nuove proposte progettuali.

La settimana di Libriamoci è ormai un gradito appuntamento anche nel nostro Liceo che quest’anno, per riaprire il ciclo dei Pomeriggi in biblioteca, ha organizzato l’iniziativa pomeridiana “La forza delle parole” svoltasi il 15 e il 17 novembre presso il nostro auditorium. Molti sono stati i ragazzi che hanno partecipato per la prima volta, incuriositi dalla proposta e consapevoli, a loro modo, della necessità della lettura che non sempre riescono a praticare. “Grazie a questi incontri, almeno posso leggere un po’ di più”.

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Incontro di martedì 26 e giovedì 28 aprile 2022

 

 Megafono Biblioteca            A PIÙ VOCI 

                             abbiamo letto

             La giara di L. Pirandello

 

 

 

 

In un saggio intitolato Rileggere del 1922 la scrittrice Virginia Woolf, autrice di famosissimi romanzi come Gita al faro e Msr Dalloway, si domanda quali siano gli aspetti che caratterizzino un romanzo ben fatto e se, in fondo, i personaggi debbano avere una particolare rilevanza perché la storia abbia valore. Citando un racconto di Gustave Flaubert e un romanzo di Henry James, Woolf afferma come il romanziere francese, in Un cuore semplice, abbia solamente “bisogno di una vecchia cameriera e di un pappagallo”, mentre al secondo sono sufficienti un salotto e un tavolo da tè per creare una storia che mostri uno spaccato di verità. Si potrebbe aggiungere che a Dostoevskij era necessario un omicidio come a Moravia la dimensione sessuale per entrare nella psiche umana e definirla. Lo scopo di una narrazione non sembrerebbe quello di esibire storie credibili o meno, personaggi verosimili o meno, trame realistiche o surreali: l’importante è avere qualcosa da dire e dirlo nel modo migliore possibile.

La giara di Luigi Pirandello, novella scritta nel 1907 e riproposta qualche tempo dopo in forma di atto unico, si appella probabilmente a questo stesso principio. La storia di per sé è banalissima: un ricco proprietario terriero della campagna agrigentina, don Lollò Zirafa, il cui carattere e la cui avarizia sembrerebbero sorgere dalle ceneri dei verghiani Mazzarò e Mastro Don Gesualdo, possiede una costosissima giara che a un certo punto si frantuma. I suoi braccianti, accusati violentemente di averla distrutta, gli consigliano di rivolgersi a un ottimo conciabrocche, zi’ Dima Licasi, che, casualmente di passaggio da quelle parti, certamente sarà in grado di ripararla.

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Incontro di martedì 22 e mercoledì 23 marzo 2022

Megafono Biblioteca

                           

                    ad ALTA VOCE abbiamo letto

                          L'isola dei pinguini di Anatole France

                                                  Poesie per la PACE                  

 

Potrebbero pinguini particolari proporre pagine ponderate, pungenti perfino, per periodi problematicamente preoccupanti?

Possono. Per persone pronte per pensare. Per parlarsi. Per pronunciare parole, pubbliche, private. Per processare prepotenze, peregrinazioni, patimenti, persecuzioni. Per proibire prostrazioni, primitive posizioni, per propagare profonda, possente, pura poesia. Per perseverare, praticando percorsi prospettanti pluralisticamente, preziosamente PACE, PACE, prodigiosa PACE.

L’espediente linguistico del tautogramma non è sempre solo uno sterile divertissement; nel nostro caso la sua forma ludica serve a richiamare l’attenzione, ma con “distacco”, a far emergere dalle letture dell’incontro un collegamento tra pinguini e pace, che ne hanno costituito il leit-motive. Apparentemente, fatta eccezione per la lettera iniziale, non sembrerebbero esserci cose in comune tra i due termini. Invece la lettura ci ha dimostrato altro. Entrambi si sono proposti in chiave straniante, proprio come oggi viviamo i nostri giorni in cui drammaticamente, nonostante l’apparente tranquillità, siamo ritornati ad assistere agli orrori della guerra che negano ogni valore d’umanità, faticoso frutto di un lungo cammino. 

I pinguini che hanno aperto il nostro incontro sono quelli ‘distopici’ di Anatole France. Il suo L’isola dei pinguini è un romanzo del 1908 che propone una sorta di loro metamorfosi. Essi popolano tranquillamente un’isola vicino la Normandia ma, scambiati per esseri umani da un monaco ipovedente, finiscono per essere ‘convertiti’ e di conseguenza trasformati. “Le loro ali divennero braccia e le loro zampe gambe: un’anima inquieta albergò nei loro petti”.

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